La sfida di Visionaria 2024

Ripensare lo scarto negli allestimenti sostenibili

Caterina Manolio intervista Laura Crognale e Dante Antonucci

In un’epoca in cui la sostenibilità è sempre più al centro del dibattito, anche il mondo degli eventi si reinventa, coniugando creatività e rispetto per l’ambiente. Visionaria 2024, dal 20 al 22 novembre al Porto Turistico Marina di Pescara, cambia volto e attraverso l’utilizzo di materiali di recupero e scarti dell’industria tessile sposa un allestimento innovativo ed originale che dona seconda vita a materiali destinati alla discarica, invitando l’ospite a riflettere sul proprio rapporto con il consumo e con lo scarto.

Un progetto cresciuto negli anni che si rinnova in questa quarta edizione di Visionaria, dove, con sempre maggiore impegno e dedizione, perseguiamo l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale della manifestazione, adottando soluzioni sostenibili e combattendo gli sprechi, che quest’anno provengono dall’industria tessile.

Approfondiamo il tema con i coo-founder della società Cultural Cloud, Laura Crognale e Dante Antonucci, architetti incaricati della progettazione e della direzione artistica dell’allestimento di Visionaria, esperti di architettura sostenibile ed “eco-materiali”.

Laura e Dante, che tipo di materiali avete utilizzato per l’allestimento di Visionaria 2024?

Circa il 90% dei materiali che caratterizzano l’allestimento provengono dalle eccedenze di magazzino di alcune industrie del territorio che dovevano smaltire tali tessuti.

Il nostro progetto nasce pertanto dalla volontà di riusare la materia in altro modo reinventandone la forma e l’uso. Abbiamo scelto rotoli di tessuto tipici degli anni novanta che sono stati prodotti ma mai venduti e che pertanto rappresentavano l’eccedenza di produzione aziendale.

Qual è stata la sfida più grande che avete affrontato nel riuso di questi scarti?

La sfida nel riusare i luoghi appartiene da sempre alla visione dell’architetto che è quotidianamente chiamato riusare spazi per nuovi usi e abitudini, cambiando forme e dinamiche di fruizione.

Questa sfida, invece, appartiene alla materia dell’architettura ed è pertanto una concezione nuova di riuso che denota un nuovo modo di essere attenti agli impatti dei nostri progetti sull’ecosistema, in funzione anche del tempo di fruizione degli spazi.

Qual è il messaggio che avete inteso veicolare attraverso questo progetto?

La qualità di un progetto oggi deve essere la sintesi di una complessità di valori che mette al primo posto l’attenzione all’ambiente e alla sua custodia.

Realizzare un evento sostenibile evitando il consumo delle risorse ed evitando il contenimento dello smaltimento dello stesso, rappresenta un grande traguardo. Per questo motivo, da diversi anni, il progetto Visionaria esprime il concetto “zero waste” riusando tutti gli elementi progettuali e riconfiguradoli in altro senza gettare nulla e in questo anno non solo non sarà smaltito nulla, ma abbiamo anche recuperato materiali industriali di scarto.

L’abstract concettuale del progetto nasce dall’intelligenza artificiale, vision generata dalla coniugazione di prompt che narrano storie di tessuto, uncinetti, fili per arrivare a nuove forme di design di allestimento concepiti come luoghi esperenziali e identitari. Il tema si rende complesso perché il progetto tenta di coniugare manualità e l’artificio dell’AI partendo dai ricami di “macramè” che si definiscono “arte che le macchine non possono replicare”. Tale assioma ha generato stampe in tele circolari ricamate in AI e arazzi digitali mutevoli come nuove forme di relazione per forme a confronto con gli uncinetti veri fatti a mano da designer internazionali.

Gli spazi sono scanditi da telai in legno e tessuti verticali che evocano i fili tesi dei telai nella fase in cui bisogna ancora tessere l’intreccio.

Progetto evocativo di un legame ancora da costruire.

Accanto a te, altre importanti realtà del territorio hanno contribuito ad arricchire l’allestimento di Visionaria. Approfondiamo le loro visioni di sostenibilità.

FlòGarden, vivaio di Fossacesia, nel chietino, che accanto alla tradizionale attività di rivendita di piante e verde, si occupa di allestimenti green e home decor. Per loro la sostenibilità è da sempre sinonimo di conoscenza verso la Terra e Amore per la Natura. Concetti che dovrebbero diventare linguaggio comune per trovare ovunque la bellezza intorno a noi. Coinvolgere il genere umano verso la sostenibilità è il primo passo per partecipare al cambiamento e per far sì che la natura dipinga per noi, il suo miglior quadro.

Crocu Design, azienda di design ed illuminazione con sede a Pescara, nata dall’idea di due giovani abruzzesi, che omaggiano la loro regione attraverso le loro creazioni: lampade leggere e raffinate, in plexiglass trasparente, colorato e specchiato che ricordano i luoghi e la bellezza dei paesaggi abruzzesi. Per loro sostenibilità significa trovare l’equilibrio tra design emozionale e attenzione per l’ambiente. Questo impegno si concretizza nella creazione di lampade realizzate con materiali riciclati e riciclabili, progettate per ridurre al minimo gli sprechi grazie all’impiego dei soli elementi essenziali. Inoltre, il packaging, accuratamente ottimizzato per limitare gli ingombri, contribuisce a ridurre significativamente le emissioni CO2 legate al trasporto.